L'Anima racconta

                           



L’Anima?

Mio Dio,
che Dono mi hai fatto mai!
Hai dato a questo corpo
la tua Scintilla Divina,
e m’hai creato,“Uomo”.
Questa mia materia senza il Tuo Dono
sarebbe stata, forse,
terra, pietra, sasso, acqua,
forse, pianta ombrosa,
ma non “Uomo”.
Se penso, se amo,
se non sono “una cosa”
è per il “Tuo Immenso Dono”,
che mi fa vivere la spiritualità,
e di Te, mio Dio,
mi fa Figlio,
prima che di mia madre e di mio padre,
che furono tuo strumento
che, con amore e per amore,
mi diedero
occhi per vedere,
orecchie per udire,
cuore per amare,
come Tu, mio Dio,
mi amasti prima che fossi,
perché già ero
di Te la Tua Scintilla.
Ed io amerò
nel Tuo Nome,
per tutta la vita
e fino al giorno
che mi richiederai quella Scintilla
   che mi hai donato al mio principio.

Grazie, con amore, mio Dio !

(Renato Piccioni)


                                                                            
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INDICE


Vorrei…
La vera Vita
L’ateo e il credente (Achille Campanile)
Cerco Dio  (Alberto Iannacchino)
Lo scopo della vita (Alberto Iannacchino)
La formica      
Chiesi a Dio   (Kirk Kilgour )
Simone di Cirene: Sento la Sua mano sulla spalla   (K.G. Gibran) 
Quando il Signore mi chiamò          
DIO, nella nostra vita (Antonio Passeggio)
Mi ha pestato un piede   (Michel Quoist)
Non è un fardello 
La nostra paura più profonda (Nelson Mandela)   





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Vorrei…


Vorrei che il sogno 
di un mondo più bello 
diventasse realtà, 
ma nel frattempo mentre sogno, 
la vita va vissuta così com'è 
e i fratelli amati così come sono.

Forse per sognare troppo 
mi sono dimenticato di amare 
e quindi di vivere…
 
Parafrasando: “L’ottimo è nemico del bene!”

                                        Anonimo giapponese del V sec. d. C.


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La vera Vita  


Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè. 
Uno di loro chiese all’altro:
- Tu credi nella vita dopo il parto? 
- Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. 
Forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi. 
- Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita? 
- Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua. 
Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.
-Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? 
Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione … 
Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. 
Il cordone ombelicale è troppo corto. 
- Invece io credo che debba esserci qualcosa. 
E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.
- Però nessuno è tornato dall’ aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita.
 E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla. 
- Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi. 
- Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora? 
- Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. 
Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. 
- Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista. 
- Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il 
nostro mondo. Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto 
stiamo preparandoci per essa ...




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L'ateo ed il credente.
 
Il credente:
- "Io sono un credente, Signore, afflitto dal dubbio che Dio non esiste."
 
L'ateo: 
-"Io , peggio. Sono ateo, Signore, afflitto dal dubbio che Dio, invece,
esiste realmente. 'E terribile!"  
                                         Achille Campanile   (scrittore morto nel 1977)
 


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Cerco Dio
 
"Voi mi cercherete e mi troverete, 
perché mi cercherete con tutto il vostro cuore."
                                                         (Ger. 29:13)
 
Molte volte sento dire "Cerco il Signore da tempo ma non lo trovo". 
Fra la confusione ed il ritmo frenetico del vivere quotidiano, tanti uomini e donne,
sommersi dalle difficoltà e dai pesi della vita, iniziano a cercare Dio. 
Ma, non sempre si cerca nella direzione giusta. 
Anch'io ho vissuto in passato momenti di aridità nel mio animo,ed illudendomi, ho cercato di 
eliminarli con l'acquisto di beni materiali,che mi avrebbero quanto meno alleviato il peso di  
quell' angoscia che mi attanagliava il cuore. 
Ma dopo aver raggiunto questo bene effimero ,stavo peggio di prima,perché in me si aggiungeva
il rimorso di aver buttato i mie soldi in un bene inutile. 
Ho capito poi, forse anche grazie al passare degli anni, la causa dello stato in cui versavo. 
Più mi allontanavo da Lui e più ero vulnerabile ed attaccato dal male che cavava in me. 
C'è chi crede di trovare Dio in una nuova religione, o nelle filosofie orientali, altri invece pensano 
di giungere alla conoscenza di Dio compiendo buone opere e conducendo una vita sana moralmente. 
Ma presto ci si accorge che ciò non basta per farci sentire appagati. 
C'è un vuoto in noi che solo Gesù può colmare.
La Parola di Dio parla chiaro a riguardo: 
Chiunque Lo cerca con tutto il cuore Lo troverà!
Gesù non ha mai deluso nessuno. 
Egli per primo desidera incontrare il cuore dell'uomo e mostrargli la grandezza e la profondità del Suo Amore. 
Se il nostro bisogno di Dio è sincero e realizziamo che tutto ciò che vogliamo è Lui nella nostra vita, allora stiamo  certi che lo incontreremo.
                                   
                              Di più: SARA’ LUI A CERCARE NOI E A TROVARCI.


                                                                                                                             (Alberto Iannacchino)



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   Lo scopo della vita
 
Ricordo che da piccolo dicevo spesso  a mia mamma che da 
grande avrei voluto fare il prete.
Non so quali fossero stati i suoi pensieri, penso che da una 
parte le facesse piacere, in quanto è stata sempre una donna 
molto credente, dall’altra  forse pensava che fossero solo 
infatuazioni infantili.
Col tempo le cose sono poi andate diversamente, perché 
ad una precisa domanda sulla questione, potevo avere cinque 
o sei anni, risposi candidamente:”Voglio fare il prete perchè
ho paura di andare all’inferno”.
Fine della vocazione.
Ma ero solo un bambino ed un bambino non è in grado di fare 
delle scelte così importanti e definitive della vita. 
Poi venne l’adolescenza, i primi innamoramenti, le prime 
esperienze, tutto sembrava positivo,tranne quanto finiva 
un amore o ti accorgevi di non essere come John Travolta, 
come avresti desiderato… 
Sciocchezze, qualcuno direbbe, ma cose importanti per quell’età.
La mia vita e’ sempre andata di corsa, dal sorgere del sole fino 
allo spuntare della luna... giusto il tempo di un caffè.
Poi e’ iniziato il lavoro, ho conosciuto mia moglie, 
sono nati i figli: Dono di Dio.
A poco a poco la mia vita ha iniziato a rallentare e questo lo 
notavo man mano che il tempo passava
Sembrerà strano ma fino ai trent’anni le giornate passavano 
in modo frenetico, c’era sempre qualcosa da fare,qualcosa 
però mi diceva di decelerare, ma non fisicamente, dovevo 
rallentare mentalmente.
Ho incominciato a riflettere sul valore della vita, cosa che fino 
ad allora non avevo mai fatto… 
Sì,  c’è la  nascita, c’è la vita, c’è la morte, ma poi si deve 
andare avanti.
Con gli anni si acquista la saggezza, ma la saggezza non ti viene 
dall’età, perche’ le cellule invecchiano e muoiono, ma da una 
Mente Superiore.
Tutto nella vita ha uno scopo, è come  un puzzle, dove tutti i pezzi, 
se vanno ad incastro, al posto giusto, per incanto formano 
un’ immagine perfetta…
Ma, ne basta uno fuori posto per non comprendere più il disegno 
e ti trovi a chiedere: “Signore perchè?" e, questo lo sapremo solo 
dopo. 
Tutto ciò ha un suo significato che potrebbe avere una risposta 
immediata dal Signore stesso.
E la sua risposta sta nella morte di Cristo per noi. 
Da ragazzo, ricordo di essere stato timido e impacciato, chiesi 
al Signore di superare questo mio handicap.
Mi ha aiutato superandolo e ho capito che avrei dovuto mettermi 
al Suo servizio.
Mi e’ sempre piaciuto suonare per puro mio divertimento, ma mai 
avrei immaginato che il Signore mi avesse usato per diventare 
suo strumento per lodarlo ed adorarlo.
Il Signore aspetta solo un sì da te tutto il resto viene da sé. 
Il mio lavoro prevede il rapportarmi al pubblico, un lavoro che 
dall’inizio proprio non accettavo, per la pazienza che ci voleva, 
ho sempre sperato di cambiarlo, sono passati tanti anni, ma non 
è mai successo. 
Adesso capisco e, sono io a dire “GRAZIE” al Signore per il 
lavoro che mi ha voluto dare: lo scambiarsi confidenze, aiuti,
consigli,e confrontarsi con persone che ti hanno aiutato a 
cambiare caratterialmente, per mettere da parte l’orgoglio, la
superbia, l’arroganza. 
C’è stato chi ti dà coraggio quando dovrebbe essere l’inverso. 
Tutto ciò mi ha aiutato ad amare e a capire sempre più il Signore. 
Era Lui che mi diceva “ Tu sei  la persona adatta per questo 
lavoro” ma io non lo sapevo ancora.
Ognuno nella sua vita ha una missione ed uno scopo ben preciso .
Il Signore mette le persone giuste al posto giusto anche se noi al 
momento non lo capiamo. 
Cerchiamo di capire qual è la nostra missione, qual è il  compito 
che il Signore ci ha affidato, altrimenti, la nostra vita non avrebbe
senso.
Sarebbe una vita sterile,una vita inutile come il seme che non 
produce frutto. 
Il Signore ci ha creati  per provarci e così come ha detto Papa 
Benedetto XVI “...Noi siamo umili operai nella vigna del Signore”.
Il Paradiso e l’inferno iniziano già sulla terra e sta a noi, con la 
nostra vita, scegliere la via da seguire.
Grazie Signore per averci creato, perché hai pensato a noi. 
Tu ci conosci uno per uno chiamandoci per nome. 
Ci hai creati per amore e per farci godere le gioie del Paradiso e 
non certo perché ti saremmo serviti a qualcosa.
E dopo tutto quello che abbiamo fatto nella nostra vita, possiamo dire, 
a   ragione, di essere stati solo servi e servi inutili.   
                                                                                 (Alberto Iannacchino)


 

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  La formica

L'altro giorno ho visto una formica che trasportava una foglia enorme. 
La formica era piccola e la foglia doveva essere almeno due volte il suo peso. Ora la trascinava, ora la sollevava sopra la testa. 
Quando soffiava il vento, la foglia cadeva, facendo cadere anche la formica. Fece molti capitomboli, ma nemmeno questo fece desistere la formica dalla sua impresa. L'osservai e la seguii, finché giunse vicino a un buco, che doveva essere la porta della sua casa.
Allora pensai: "Finalmente ha concluso la sua impresa!".
Mi illudevo. Perché, anzi, aveva appena terminata solo una tappa.
La foglia era molto più grande del foro, per cui la formica lasciò la foglia di lato all'esterno ed entrò da sola.
Così mi dissi: "Poverina, tanto sacrificio per nulla."
Mi ricordai del detto popolare: "Nuotò, nuotò e morì sulla spiaggia."
Ma la formichina mi sorprese. Dal buco uscirono altre formiche, che cominciarono a tagliare la foglia in piccoli pezzi. Sembravano allegre nel lavoro. In poco tempo, la grande foglia era sparita, lasciando spazio a pezzettini che ormai erano tutti dentro il buco.
Immediatamente mi ritrovai a pensare alle mie esperienze. 
Quante volte mi sono scoraggiato davanti all'ingorgo degli impegni o delle difficoltà? 
Forse, se la formica avesse guardato le dimensioni della foglia, non avrebbe nemmeno cominciato a trasportarla.
Ho invidiato la perseveranza, la forza di quella formichina. Naturalmente, trasformai la mia riflessione in preghiera e chiesi al Signore che mi desse la tenacia di quella formica, per "caricare" le difficoltà di tutti i giorni. 
Che mi desse la perseveranza della formica, per non perdermi d'animo davanti alle cadute. 
Che io possa avere l'intelligenza, l'abilità di quella formichina, per dividere in pezzi il fardello che, a volte, si presenta tanto grande. 
Che io abbia l'umiltà per dividere con gli altri i frutti della fatica come se il tragitto non fosse stato solitario. 
Chiesi al Signore la grazia di riuscire, come quella formica, a non desistere dal cammino, specie quando i venti contrari mi fanno chinare la testa verso il basso ...specie quando, per il peso di ciò che mi carica, non riesco a vedere con nitidezza il cammino da percorrere. 
La gioia delle larve che, probabilmente, aspettavano il cibo all'interno, ha spinto quella formica a sforzarsi e superare tutte le avversità della strada.
Dopo il mio incontro con quella formica, sono stato rafforzato nel mio cammino. 
Ringrazio il Signore per averla messa sulla mia strada e per avermi fatto passare sul cammino di quella formichina.  
I sogni non muoiono, solo si assopiscono nel cuore della gente.
Basta svegliarli, per riprendere il cammino!                                                                                                                     



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Chiesi a Dio…

di essere forte per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!
                                                                                (Kirk Kilgour *)

* Nato a Los Angeles (USA) il 28 dicembre 1947, divenne un grande atleta della nazionale USA di pallavolo. Venne a giocare nella Serie A italiana nel 1973, con la squadra dell’Ariccia Volley Club. Con il team romano conquistò un secondo posto nel 1973-1974 e lo scudetto nella stagione successiva, prima di subire il terribile incidente in conseguenza del quale subì la paralisi di tutti e quattro gli arti.
Da quel giorno Kilgour ha vissuto con grandissimo coraggio e forza d’animo su una sedia a rotelle, adattata alle sue particolari esigenze, grazie alla quale è riuscito anche a svolgere varie attività: da commentatore sportivo, a scrittore, ad analista del volley. Kirk si è spento il 10 luglio 2002, a seguito delle complicanze di una polmonite. Durante la giornata del Giubileo dei malati, dalla sua sedia a rotelle, Kilgour ha letto davanti a Papa Giovanni Paolo II questa preghiera che lui stesso ha composto.




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Simone di Cirene



        Sento la Sua mano sulla spalla

Ero in cammino, diretto ai campi, quando lo vidi; portava la croce e lo seguiva una gran folla. 
Anch’ io allora presi a camminare al suo fianco.
Più di una volta la croce che portava lo costrinse a fermarsi  perché il suo corpo era stremato.
Allora mi si avvicinò un soldato romano, e disse:
-Tu, che sei saldo e robusto, porta la croce di quest’uomo.
A quelle parole il cuore mi si gonfiò nel petto e provai gratitudine. 
E portai la croce.
Era pesante, fatta di pioppo impregnato di piogge invernali.
E Gesù mi guardò.
E il sudore della fronte gli scorreva sulla barba.
Ancora mi guardò, e disse:
- Bevi anche tu questo calice? Vi accosterai le labbra insieme a    me fino alla fine del tempo.
Così dicendo pose la mano sulla mia spalla libera.
E procedemmo insieme verso la Collina del Cranio.
Ma io non sentivo più il peso della croce.
Sentivo sola la sua mano. Come ala di uccello sulla mia spalla.
E arrivammo in cima alla collina, e là dovevano crocifiggerlo.
Fu allora che avvertii il peso della croce.
Non disse parola mentre gli conficcavano i chiodi nelle mani e nei piedi, e dalle sue labbra non uscì un lamento. 
E non tremarono le sue membra sotto il martello.
Sembrava quasi che le sue mani e i suoi piedi fossero morti, per rivivere solo nel bagno di sangue.
E lui sembrava desiderare quei chiodi, come un principe desidera lo scettro, e sembrava implorare che lo innalzassero alle vette.
E il mio cuore non lo compiangeva: ero troppo preso da meraviglia.
Ora, l’uomo al quale ho portato la croce è divenuto la mia croce.
Se mi dicessero ancora: -Porta la croce di quest'uomo -, io la porterei fino a quando la mia strada si chiudesse nel sepolcro.
 Ma gli chiederei di tenermi la mano sulla spalla.
Accadde molti anni fa; e ancora oggi, seguendo i solchi del campo, e in quel sopore che precede il sonno, rivolgo spesso il pensiero a quell’ uomo che amo.
E sento la Sua mano alata, qui, sulla spalla sinistra. 
                                                                                                           (Gibran Khalil G. )



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Quando il Signore mi chiamò.

Quando il Signore mi chiamò ero un attrezzo inutile chiuso in un angolino di una capanna con altri attrezzi arrugginiti come me.
Poi un giorno la porta della capanna si aprì ed entrò uno spiraglio di luce .
Vidi il Padrone degli attrezzi e della capanna e prendere me,questa zappa arrugginita fra le sue mani.
Allora gli dissi:- Signore perché proprio io ?
Lui mi rispose:- Tu non sai quanto ti amo, da ora in poi dovrai lavorare con Me e per Me.
Per prima cosa mi portò fuori dalla capanna, si sedette, mi posò sulle ginocchia e con la carta abrasiva, molto delicatamente, cominciò a togliermi la ruggine in superficie, poi mi caricò sulle sue spalle e mi portò in un campo incolto, questo campo ero io .
Mi posò delicatamente in terra e iniziò a togliere via con le Sue dolci mani le erbacce, mi prese di nuovo, mi sollevò poi di colpo mi affondò nel terreno.
Sentii dolore e quando mi sollevò gli chiesi:-Signore hai detto che mi amavi, ma non e’ vero, perché mi stai facendo male?
Lui mi rispose :-Faccio così proprio perché ti amo.
Io questo bene non lo capivo e mi accorgevo che ogni volta che mi affondava nel terreno da questa zappa partivano delle croste di ruggine e la zappa si lucidava sempre di più .
Poi iniziò a mettere dei semini, era la sua parola, e dietro di Lui una Mamma amorosa li innaffiava e li curava con tanto amore e così giorno dopo giorno, anno dopo anno questo terreno incolto cominciò a dare qualche frutto, qualcuno piccolo altri un pochino più grandi, piano piano col tempo è diventato un immenso campo di grano.
Ora sono io a chiedere a Gesu’ di adoperarmi come lui mi vuole.                     
                                                                                                                         
                                                                                                                             


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DIO, nella nostra vita
 
 
Quand’ero ragazzo, ricordo come se fosse oggi, veniva in Chiesa una coppia di
anziani che si prendevano per mano come se fossero freschi sposini e, soprattutto
erano sempre col sorriso sulle labbra: faceva davvero piacere parlare con loro.
Ovunque essi andassero erano sempre assieme e quando attraversavano la
strada, erano uno spettacolo emozionante  vedere l’uomo che col gesto della
mano fermava le auto mentre teneva stretta la moglie come per proteggerla da ogni
imprevisto.
Un giorno, quando erano davvero avanti con l’età, la moglie cessò di vivere e chi è
stato in casa dei coniugi, racconta che lei si spense con un sorriso stampato
sulle labbra, come se fino all’ultimo vivesse in un’altra dimensione, nella
dimensione degli angeli!
Naturalmente, i fratelli dell’uomo cercarono di rincuorarlo facendogli le condoglianze e
dimostrandogli affetto con le offerte dei propri servigi qualora avesse di bisogno.
Fra le tante chiacchiere di circostanza, un fratello giovane gli disse: 
«Sono addolorato per te… purtroppo, sei rimasto solo. »
«No, fratello, » rispose prontamente l’anziano fratello «noi eravamo in
cinque, adesso siamo rimasti in quattro! »
Il giovane credendo che la coppia non avesse figli e che fosse rimasto oramai da
solo, meravigliato gli sussurra:
«Io credevo che non aveste figli… e chi sono questi tre che non vedo? »
Il fratello anziano felice nello spirito sebbene la moglie giacesse sul letto, confessò:
«Fratello, sento continuamente attorno a me e dentro di me, la presenza continua di
Dio il Padre, di Dio il Figlio e la presenza di Dio Spirito Santo… da quando mi
sono convertito, non mi hanno mai lasciato solo! »
A questo racconto, posso solo aggiungere che Dio è una realtà vivente per coloro
che Lo cercano… accostiamoci, quindi, a Lui con fede!

                                                                                                    (Antonio Passeggio)



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Mi ha pestato un piede

  

Mi ha pestato un piede.
L’ho guardato furioso,
mi ha guardato annoiato.
E poi, Signore, ho pensato che non per nulla
siamo usciti tutte e due
sulla soglia delle nostra porta.
Poichè ha suonato,
voglio aprirgli sorridendo.
Ho sorriso,
ha sorriso
e ci siamo lasciati dopo questa stretta di mano.
Grazie, Signore, di averlo incontrato.
                                                                                     (Michel Quoist)

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Non è un fardello 

Lungo il sentiero ripido e pietroso
ho incontrato una piccola bambina,
che portava sulla schiena il suo giovane fratello;
" Bambina mia - le ho detto - stai portando un pesante fardello !".
Lei mi ha guardato e ha detto:
"Non è un fardello, signore, è mio fratello ".
Sono rimasto interdetto;
le parole di questa bambina coraggiosa
si sono impresse nel mio cuore,
e quando la pena degli uomini mi schiaccia
e perdo del tutto il coraggio,
le parole di questa bambina mi ricordano:
" Non è un fardello, che tu porti, è tuo fratello !..."
 (Anonimo)


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    La nostra paura più profonda



La nostra paura più profonda 
non è di essere inadeguati. 
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo:
 ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? “
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato 
nello sminuire se stessi cosicché gli altri 
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
                                                                   (Nelson Mandela)



                                                                                                          

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